TUTTI I NOSTRI AFFANNI

E’ stato presentato all’ADR Film Festival di Modena, il nostro film TUTTI I NOSTRI AFFANNI

TUTTI I NOSTRI AFFANNI è il film documetario che racconta Luoghi Comuni San Salvario durante il primo lockdown, realizzato attraverso un percorso di cinema partecipativo a cui hanno collaborato alcuni abitanti.
69 giorni di isolamento, 7 appartamenti, 1 percorso di cinema partecipativo.
Il 9 marzo 2020 a seguito dell’avanzata del COVID-19, il Governo Italiano ordina l’auto isolamento obbligatorio a tutti i cittadini.
Durante questo periodo, sette dei venticinque appartamenti del progetto di social housing Luoghi Comuni San Salvario di Torino, iniziano a raccontarsi, ognuno con la propria telecamera.
Le precarietà lavorative, l’instabilità degli affetti, la solitudine. Anna, Mamadou, Waleed e Ajmeen, Simone, Gil, Suor Miriam, Suon Daisy, Suor Milena, Regina e Gideon: un palazzo di Torino diventa un’unica finestra su tanti mondi diversi e lontani, tutti accomunati dalla stessa incertezza, dalla stessa preoccupazione per il futuro, dallo stesso rifugiarsi nel passato e negli affetti più intimi, per fronteggiare la precarietà del presente.

/REMIX mostra di Davide Dileo BOOSTA

Mercoledì 15 settembre ore 18

Inaugurazione mostra /REMIX di Davide Dileo “BOOSTA”

La mostra è visitabile il venerdì e il sabato pomeriggio dalle 15 alle 19,30

Da maggio 2021 abbiamo avviato una collaborazione con Davide Dileo, accogliendo presso il nostro spazio espositivo il Davide_Dileo_Cabinet, un nuovo progetto artistico.

@davide_dileo_cabinet

@boostology

Casa =≠Resistenza

CASA =  RESISTENZA
installazioni site-specific di Valentina Durante e Mohsen Baghernejad M.

Inaugurazione Mercoledì 6 Giugno alle ore 18.30

Il ciclo di installazioni site-specific UGUALEDISUGUALE, in collaborazione con l’Accademia Albertina di Torino, propone molteplici suggestioni accostando alla parola “casa” concetti diversi che ne amplificano il significato.

La Residenza temporanea Luoghi Comuni San Salvario è un’officina di sperimentazione di modalità abitative attive, solidali e di collaborazione. Al suo interno si sviluppa L’OFFICINA con-Temporanea, uno spazio espositivo, un cantiere di creatività.
[…] Qui gli artisti propongono il loro lavoro in un dialogo proficuo e intenso con il luogo che li ospita, che ha in sé, proprio in forza della sua destinazione “speciale”, una grande ricchezza: di situazioni, nazionalità, condizioni. Persone che si pongono in dialogo in un percorso che è fatto di accoglienza, condivisione, aiuto, spinta a ripartire da situazioni di fragilità. Un luogo “comune” che diventa una nuova famiglia, tempo per trovare nuove energie, e infine una nuova “casa”. Quale tuttavia la definizione di “casa”?
(Paola Stroppiana)

I Petali Rimasti del Corpo

L’Officina di Luoghi Comuni ospita i lavori di tre artisti
Mela Salemi
Roberta Montaruli
Tullio Manca

Inaugurazione mercoledì 23 maggio ore 18,30

 

 

Untitled

STEFANO SCAGLIOLA
UNTITLED_ 9 maggio ore 18,30

La ricerca artistica di Stefano Scagliola si basa sulla volontà di analizzare le pulsioni e il desiderio. Attraverso l’ uso di immagini cariche di significati personali essa si concentra soprattutto su una ricostruzione consapevole di sé, soprattutto in seguito a momenti di passione amorosa, fisica.
Il cibo inoltre accompagna costantemente i suoi lavori: sempre carico di significati sinestetici esso diventa il mezzo a lui più vicino ed efficace per raccontare gli aspetti più intimi del proprio essere,
dando vita a contesti surreali e un po’ kitsch.
L’Officina ospiterà l’installazione UNTITLED del 2018, un’opera costituita da una scultura in gomma, resina e peli accompagnata da una serie di piccoli disegni.
Nell’opera emerge la consapevolezza dell’artista di fare qualcosa di “sbagliato”, che si discosti da ciò che dovrebbe far parte di una predisposizione sociale della sessualità, l’intaccamento di una dimensione giocosa vengono raccontati da una serie di immagini raccolte in questa piccola scena.
Le due figure femminili della composizione sono eroine del gruppo di protagoniste del manga ed anime giapponese Sailor Moon.
Queste piccole teste sono qui elevate a icone, oggetti che descrivono una particolare condizione di crescita personale; esse oltre a rappresentare due aspetti della personalità di Stefano Scagliola
coincidono con una dimensione infantile nella quale era discutibile la traccia del femminile, del divertimento “non da maschi”, risultando dunque elementi problematici. Le pesche sciroppate
secondo sue sinestesie simboleggiano invece la dimensione amorosa, la dolcezza e la freschezza di qualcosa di tenero,qui intaccati da peli che rendono l’alimento una sorta di strana creatura surreale e di difficile interpretazione.
Ciò che risultava naturale ed innocente per l’artista non lo era per altri contesti sociali e la sua normalità si era trasformata nel dubbio di non essere riconosciuto e accettato.

La ricerca artistica di Stefano Scagliola si basa sulla volontà di analizzare le pulsioni e il desiderio. Attraverso l’ uso di immagini cariche di significati personali essa si concentra soprattutto su una ricostruzione consapevole di sé, soprattutto in seguito a momenti di passione amorosa, fisica.
Il cibo inoltre accompagna costantemente i suoi lavori: sempre carico di significati sinestetici esso diventa il mezzo a lui più vicino ed efficace per raccontare gli aspetti più intimi del proprio essere, dando vita a contesti surreali e un po’ kitsch.

L’Officina ospiterà l’installazione UNTITLED del 2018, un’opera costituita da una scultura in gomma, resina e peli accompaganta da una serie di piccoli disegni.
Nell’opera emerge la consapevolezza dell’artista di fare qualcosa di “sbagliato”, che si discosti da ciò che dovrebbe far parte di una predisposizione sociale della sessualità, l’intaccamento di una dimensione giocosa vengono raccontati da una serie di immagini raccolte in questa piccola scena.

Le due figure femminili della composizione sono eroine del gruppo di protagoniste del manga ed anime giapponese Sailor Moon.
Queste piccole teste sono qui elevate a icone, oggetti che descrivono una particolare condizione di crescita personale; esse oltre a rappresentare due aspetti della personalità di Stefano Scagliola coincidono con una dimensione infantile nella quale era discutibile la traccia del femminile, del divertimento “non da maschi”, risultando dunque elementi problematici. Le pesche sciroppate secondo sue sinestesie simboleggiano invece la dimensione amorosa, la dolcezza e la freschezza di qualcosa di tenero, qui intaccati da peli che rendono l’alimento una sorta di strana creatura surreale e di difficile interpretazione.
Ciò che risultava naturale ed innocente per l’artista non lo era per altri contesti sociali e la sua normalità si era trasformata nel dubbio di non essere riconosciuto e accettato.